Fotografia ad infrarosso – I principi dietro alla tecnica
Cos’è l’infrarosso? Come si scatta una fotografia a infrarossi?
Con il termine “infrarosso” si intende molto semplicemente quella gamma di frequenze elettromagnetiche che si colloca al di sotto della frequenza del colore Rosso. Se consideriamo quello che viene chiamato lo “spettro visibile” rappresentato di seguito, vediamo che la parte chiamata “infrarosso” è quella al di fuori del campo visibile del nostro occhio.
Lo scopo della fotografia all’infrarosso è quello di eliminare tutta la parte che è visibile ai nostri occhi e di “visualizzare” solo quella piccola parte chiamata infrarosso. Per fare ciò vengono utilizzati speciali filtri che vengono apposti davanti all’obiettivo e che bloccano tutta la parte dello spettro visibile, lasciando passare solo quello relativo alle frequenze infrarosse.
Si può parlare di frequenza, misurata in Hz o per maggiore comodità con multipli KHz, MHz, GHz, ecc… oppure di lunghezza d’onda, misurata in m (metri) e nel caso di frequenze di questo tipo si usano sempre i sottomultipli come nm (nanometro) che corrisponde a 1·10-9 metri o l’ångström che ha il simbolo di Å che corrisponde a 1 · 10-10 metri. La relazione che lega la frequenza e la lunghezza d’onda è:
λ = c/f
Dove λ è la lunghezza d’onda, c è la velocità della luce e f è la frequenza.
Esistono vari tipi di filtri infrarossi, le differenze possono essere quelle relative alla larghezza di banda, cioè quanto è ampia la gamma di frequenze che lo attraversa e quello del punto di massimo trasferimento, cioè la lunghezza d’onda in cui il filtro diventa più “trasparente”. I filtri per la fotografia a infrarosso in genere appaiono come nella foto a fianco.
A prima vista appaiono neri e guardandoci attraverso non si vede praticamente nulla proprio perché la funzione è quella di “bloccare” la luce visibile, lasciando passare solo la luce infrarossa, che ovviamente non possiamo percepire.
Immaginando lo spettro visibile come mostrato sopra, ed espandendo solo la parte visibile, è possibile immaginare l’effetto del filtro che viene applicato alla lente come indicato nel diagramma seguente:
In pratica le due zone, quella rossa e quella viola, indicano la parte delle frequenze che vengono attraversate dal filtro. Come si può vedere, ogni filtro ha il suo picco di trasferimento massimo a diverse lunghezze d’onda. Il filtro nella figura precedente è contrassegnato come IR850. Ciò significa che ha il punto di trasferimento massimo a 850 nm (nanometri). Considerando che la banda visibile va da circa 390nm, corrispondente al colore viola, fino a circa 700nm, corrispondente al colore rosso, un punto di trasferimento di 850nm corrisponde ad una lunghezza d’onda ben oltre il rosso.
I filtri che hanno un picco massimo di trasparenza a 850nm o superiore possono essere considerati filtri per l’infrarosso “profondo” o “lontano” mentre i filtri che hanno un picco di trasparenza inferiore a 800nm sono chiamati filtri per infrarosso “vicino”. L’esempio è quello di un famoso filtro, chiamato R72, che ha un picco massimo di trasparenza a 720nm.
Poiché questi filtri non hanno una finestra molto stretta, cioè non “passano” solo le frequenze che hanno una lunghezza d’onda pari al valore indicato ma hanno diversi nanometri di apertura (a volte fino a +/- 50 nm o più – come si vede nella figura precedente), con un filtro R72 c’è una bella porzione di colore rosso che viene registrata. Questo tipo di fotografia nel vicino infrarosso, per la presenza di un Rosso più o meno significativo nella foto, si presta molto alle varie interpretazioni artistiche in post produzione in cui ogni fotografo sceglie una o più particolari tecniche di elaborazione, un po’ come se fosse la propria firma d’autore.
Ti è piaciuta la spiegazione, hai ancora dei dubbi o qualcosa che non ti è chiaro? puoi contattarmi via email e sarò felice di darti una risposta o di aiutarti in qualche modo.